Qualche considerazione sugli interventi pubblici di Mario Oliverio ed Enza Bruno Bossio sulle elezioni regionali. L'affermazione di Oliverio secondo cui la sconfitta sia da attribuire alla mancata opposizione in consiglio regionale nei passati quattro anni non coglie nel segno. È inconcepibile attribuire alla sola mancanza di iniziativa politica da parte del PD la vittoria schiacciante del centrodestra. Questo ragionamento appare dettato da un atteggiamento rancoroso che tradisce una profonda incapacità di fare autocritica sul passato. La desertificazione del centrosinistra ed in particolare la scomparsa del Partito Democratico dal territorio è un fatto che viene da lontano. Mario Oliverio è stato il più importante dirigente dei Ds prima e del PD dopo e dovrebbe assumersi le sue responsabilità politiche. Quando era presidente della Provincia di Cosenza soleva dire:"io sono il presidente dei sindaci". È indubbio che in quei lunghi anni, abbia privilegiato un rapporto di tipo gestionale in cui un atteggiamento di vicinanza personale di primi cittadini, qualunque fosse la loro estrazione politica, abbia prevalso rispetto ad un confronto che avrebbe potuto portare all'emergere di una nuova classe dirigente. Non era importante fare crescere elementi nuovi, l'importante era l'autoconservazione. Se pensiamo, quindi, che la colpa della disfatta sia dei consiglieri regionali uscenti, non andiamo da nessuna parte. La caccia al colpevole non è proficua per l'avvenire.
Altro discorso, la lunga intervista che Bruno Bossio ha rilasciato al Quotidiano del Sud un paio di giorni fa. Mi sembra che l'ex deputata individui un problema cruciale quando mette in guardia dal fatto che si possa fare passare un puro sostituismo di persone come un autentico rinnovamento. Il pericolo c'è, anche perché portatori di idee nuove se ne vedono pochini. La Bossio individua nell'esistenza delle strutture speciali dei consiglieri regionali un fattore di stortura nel meccanismo democratico di selezione della classe dirigente. Un consigliere coopta nella sua struttura, stipendiandole, persone che sul territorio ricoprono incarichi negli enti locali, queste, a loro volta, nelle tornate elettorali, si adoperano per portare consenso al consigliere, non perché si ritiene che quest'ultimo sia il migliore del mondo, ma semplicemente perché rappresentante la prosecuzione di un reddito. È una cultura che il PD deve cambiare a combattere. Innovare i metodi significa questo.
Poi, c'è l' altro problema, quello di allargare la partecipazione all'azione politica. Il PD è un partito che sul territorio calabrese è praticamente scomparso. Prima di realizzare il famoso ascolto dal basso, espressione tra le più inflazionate, varrebbe la pena questa volta partire dall' alto. Gli attuali dirigenti regionali del PD non sono manifestamente in grado di innovare e allargare, gli elementi di cui parla la Bossio. Forse converrebbe azzerare i vertici affinché la base e tutti quelli che non si rassegnano a questo centrodestra possano finalmente incominciare a contare qualcosa.Partire dall'alto per andare al basso.









