lunedì 20 ottobre 2025

Il PD e la Calabria.

 Qualche considerazione sugli interventi pubblici di Mario Oliverio ed Enza Bruno Bossio sulle elezioni regionali. L'affermazione di Oliverio secondo cui la sconfitta sia da attribuire alla mancata opposizione in consiglio regionale nei passati quattro anni non coglie nel segno. È inconcepibile attribuire alla sola mancanza di iniziativa politica da parte del PD la vittoria schiacciante del centrodestra. Questo ragionamento appare dettato da un atteggiamento rancoroso che tradisce una profonda incapacità di fare autocritica sul passato. La desertificazione del centrosinistra ed in particolare la scomparsa del Partito Democratico dal territorio è un fatto che viene da lontano. Mario Oliverio è stato il più importante dirigente dei Ds prima e del PD dopo e dovrebbe assumersi le sue responsabilità politiche. Quando era presidente della Provincia di Cosenza soleva dire:"io sono il presidente dei sindaci". È indubbio che in quei lunghi anni, abbia privilegiato un rapporto di tipo gestionale in cui un atteggiamento di vicinanza personale di primi cittadini, qualunque fosse la loro estrazione politica, abbia prevalso rispetto ad un confronto che avrebbe potuto portare all'emergere di una nuova classe dirigente. Non era importante fare crescere elementi nuovi, l'importante era l'autoconservazione. Se pensiamo, quindi, che la colpa della disfatta sia dei consiglieri regionali uscenti, non andiamo da nessuna parte. La caccia al colpevole non è proficua per l'avvenire.

 Altro discorso, la lunga intervista che Bruno Bossio ha rilasciato al Quotidiano del Sud un paio di giorni fa. Mi sembra che l'ex deputata individui un problema cruciale quando mette in guardia dal fatto che si possa fare passare un puro sostituismo di persone come un autentico rinnovamento. Il pericolo c'è, anche perché portatori di idee nuove se ne vedono pochini. La Bossio individua nell'esistenza delle strutture speciali dei consiglieri regionali un fattore di stortura nel meccanismo democratico di selezione della classe dirigente. Un consigliere coopta nella sua struttura, stipendiandole, persone che sul territorio ricoprono incarichi negli enti locali, queste, a loro volta, nelle tornate elettorali, si adoperano per portare consenso al consigliere, non perché si ritiene che quest'ultimo sia il migliore del mondo, ma semplicemente perché rappresentante la prosecuzione di un reddito. È una cultura che il PD deve cambiare a combattere. Innovare i metodi significa questo. 

Poi, c'è l' altro problema, quello di allargare la partecipazione all'azione politica. Il PD è un partito che sul territorio calabrese è praticamente scomparso. Prima di realizzare il famoso ascolto dal basso, espressione tra le più inflazionate, varrebbe la pena questa volta partire dall' alto. Gli attuali dirigenti regionali del PD non sono manifestamente in grado di innovare e allargare, gli elementi di cui parla la Bossio. Forse converrebbe azzerare i vertici affinché la base e tutti quelli che non si rassegnano a questo centrodestra possano finalmente incominciare a contare qualcosa.Partire dall'alto per andare al basso.



mercoledì 8 ottobre 2025

Cercasi leader urgentemente.

 Se perdi con sedici punti di scarto significa che non esisti. In questi giorni ha fatto molto discutere l'articolo di Annalisa Cuzzocrea, giornalista calabrese di Repubblica, sul risultato delle regionali. Tutto condivisibile, non esiste il progetto. Problematica invece la sua affermazione che non c'è bisogno di cambiare gli attori in campo, perché non sono figurine della Panini. Le persone non sono adesivi, è vero, ma proprio per questo in politica hanno un'importanza decisiva. Se il personale politico non è quello giusto, nemmeno il migliore programma può avere successo. Nel caso del centrosinistra, la questione è ancora più drammatica perché un leader non c'è. 

Esiste una specie di tavola rotonda, come quella dei cavalieri di Re Artù, in cui il segretario del maggior partito è solo un primus inter pares. Per il resto, il primo che si alza la mattina parla e detta la linea. Così non si va da nessuna parte. Manca un figura a cui venga riconosciuto il ruolo preminente di fare la sintesi e orientare la discussione.

 Il campo largo non funziona e non perché i vari partiti siano in competizione tra loro, perché questa è una cosa fisiologica. Il campo largo non funziona perché non prevede l'individuazione di un leader: comandano un po' tutti come in un condominio ad alto tasso di litigiosità. 

Le elezioni calabresi in realtà non sono state un confronto tra due schieramenti, ma tra il centrodestra e la sua voglia di superarsi. Dall'altra parte c'era un candidato alla presidenza che non ha nemmeno la residenza in Calabria e la cui proposta principale è stata la riformulazione del reddito di cittadinanza, una misura assistenzialistica per una terra che ha bisogno di sviluppo. 

Per vincere le elezioni in una democrazia ci vuole il consenso e le liste che sostenevano Tridico erano per lo più costituite da persone che di consenso non ne avevano affatto. La performance di AVS e Movimento 5 Stelle testimoniano la loro totale assenza negli intendimenti degli elettori, nel senso che i calabresi non ci pensano proprio a votarli. 

Il fenomeno dell'astensione che sembra colpire in maniera forte il centrosinistra è connesso al fatto che lo schieramento non ha un leader nazionale. Qual è la linea del centrosinistra in politica estera? Non possono coesistere persone che sono contro la difesa e persone che, invece, considerano le nuove minacce esterne come una cosa seria a cui porre un riparo. Non si può mettere sullo stesso piano Putin e Zelensky. 

Il frangente della politica interna appare ancora più confuso, con un Movimento 5 Stelle che è contro le opere pubbliche. Un Partito Democratico che si è accorto, dopo dieci anni dalla sua formulazione da parte di Tito Boeri, che in Italia serve un salario minimo. Un PD che non riesce ad elaborare una proposta sull'emergenza abitativa e sui temi del lavoro rincorre disperatamente la Cgil.

Lo stesso atteggiamento di credere che le piazze per Gaza, geneticamente aliene dai partiti, si sarebbero tradotte in consenso tradisce una preoccupante mancanza di analisi di un gruppo dirigente democratico debole e impreparato.

Al centrosinistra serve un leader perché la posta in gioco è troppo alta. Nella primavera del 2026 verrà celebrato il referendum costituzionale sulla divisione delle carriere dei magistrati. Se la riforma dovesse passare sarebbe il sigillo di una deriva autoritaria a quel punto difficilmente arrestabile. Se la sinistra dovesse riuscire nel compito di perdere anche il referendum sarebbe un colpo letale, forse ancora più profondo della perdita del referendum sulla scala mobile del 1985. Ci vorrebbero anni per riprendersi e con esiti per nulla scontati.

Alla sinistra serve un leader che abbia l'autorevolezza di dettare la linea. Bisogna che Conte, Bonelli, Fratoianni, Renzi si mettano di lato. Nella foto di famiglia non possono stare tutti in primo piano. 

Non c'è più tempo. 




venerdì 3 ottobre 2025

Se la Flotilla batte i sovranisti

 Antonio Labriola nelle sue lezioni su Marx ha sottolineato il fatto che se togli al marxismo l'idea di universalismo gli hai tolto l'essenza più autentica. Due giorni fa, un rappresentante dei portuali di Livorno spiegava ad un giornalista il significato del blocco di una nave israeliana portacontainer.  Sì ferma il lavoro perché dall'altra parte del Mediterraneo c'è gente che viene uccisa dai proiettili e dalla fame. Una volta un insegnante mi ha detto che il lascito più importante di Marx non è il Capitale, ma il messaggio della solidarietà tra gli uomini, al di là dei confini, al di là di qualunque barriera. È l'universalismo di cui parlava Labriola. 

In questi giorni, e ancora di più adesso dopo l'attacco della marina militare israeliana alla Flotilla, centinaia di migliaia di persone si sono riversate per le strade in manifestazioni spontanee per protestare contro la distruzione del popolo palestinese. Da Brasilia a Barcellona, da Berlino ad Atene si sono mossi tantissimi cittadini. Da noi, le manifestazioni sono autentici fiumi di gente di tutte le età, di tutte le estrazioni sociali e probabilmente di orientamenti politici diversi. Meloni ha parlato di weekend lunghi, di rivoluzioni che mal si sposano, dimostrando di aver capito poco di quello che sta accadendo. Certo che queste manifestazioni sono contro il governo, questo è talmente evidente che non varrebbe nemmeno la pena di sottolinearlo. 

Il problema è un altro: la moltitudine di persone che percorre le strade delle città italiane smentisce clamorosamente la narrazione che i partiti di destra e purtroppo anche qualche esponente del centrosinistra sta ripetendo da anni per cui gli interessi di un popolo sono indifferenti, quando non confliggenti,  con gli interessi di un altro popolo. È la dottrina sovranista, ognuno a casa sua a farsi i fatti suoi. La gente in questi giorni sta mettendo completamente in crisi questa visione. I portuali di Genova e di Livorno perdono delle giornate lavorative perché sono solidali nei confronti di un altro popolo che soffre. Oggi tanti lavoratori hanno scioperato per il sequestro degli attivisti della Flotilla da parte di Israele. La gente non ne può più delle sofferenze di Gaza, della complicità di Trump e del nostro governo zerbino della polita del presidente americano.

 È chiaro che si tratti di manifestazioni contro il governo, gli studenti universitari che manifestano pagano 700 euro per una cameretta e sanno che dopo una laurea conseguita con sacrifici economici enormi da parte delle loro famiglie, se gli andrà bene, troveranno un impiego sottopagato, dove l'unico progetto di vita  credibile è quello di emigrare. In piazza c'è tanta gente con i capelli grigi che paga tutte le tasse e poi ha problemi a pagarsi una visita specialistica nel privato, dal momento che il pubblico non funziona. Il dato nuovo è che molta gente si sente parte di un' unica umanità, non c'entra la nazionalità, il colore della pelle, la cultura. Si sta insieme.

 Indignatevi! È  il titolo di un celebre palphlet scritto da Stephan Hessel, medaglia d'oro della Resistenza francese. Ecco, moltissima gente ha smesso di credere alla propaganda e si sta indignando. Sicuramente molte di queste persone Marx non lo hanno mai letto, però, la loro richiesta di cambiamento sembra qualcosa di molto impellente e di cui una classe politica dovrebbe prendere atto, se ne è ancora capace.